di Giuliana Bruno
Si può lasciare il proprio bambino per amore? Nel messaggio della mamma che in questi giorni ha affidato la propria bambina appena nata alle braccia di altri genitori sembrerebbe esserci una risposta dolorosa: “si” .
Paradosso difficile da accettare… “Io non posso“ scrive la donna per spiegare il suo gesto.
Ancora una mamma perde il suo bambino, ma non per un incidente imprevedibile o per malattia, ma perché sceglie di compiere uno degli atti più difficili per una madre che si senta tale. Non sappiamo nulla della sua storia che possiamo solo immaginare dalle sue poche parole. “Sole come in questi 9 mesi” e quel Io non posso che risuona come una ferita, una sconfitta, una resa per se stessa, ma non per la vita di sua figlia.
Se io non posso tu invece potrai vivere e allora mi faccio indietro. Parole terribili che ci fanno interrogare ancora una volta sulla solitudine di alcune donne.
E non sappiamo nulla di più, ma solo che per questa mamma e per questa bambina è accaduto qualcosa che le accompagnerà per tutta la vita.
La mamma però ha voluto dare alla bambina una risposta a quella terribile domanda che spesso rimane sospesa nei bambini adottati:” perché mi hanno abbandonato? “. La mamma ha pensato anche a questo … “Te lo dico io perché: non sei una bambina cattiva … non dipende da te … ti voglio bene …solo non posso…”.
Ma dov’è il padre di questa bambina? Perché questa mamma è così sola? Avrà tentato di chiedere aiuto? Non l’è stato dato? Queste parole io non posso pesano e comunque lasciano spazio a tante ipotetiche storie, quelle di tante donne che devono dire io non posso: solitudine affettiva, problemi con il partner, di salute o economici … disperazione.
E i loro bambini saranno accolti da altri genitori che il più delle volte hanno dovuto dire un altro doloroso io non posso, diverso però: “non posso avere un mio figlio “.
Due mondi che si incontrano per creare insieme una nuova possibilità di vita: l’adozione.
Ora tra le braccia di altri adulti che l’accoglieranno quella bambina, crescerà e forse un giorno leggerà la lettera di saluto di sua mamma e si farà tante domande.
Le stesse che ci facciamo noi oggi, mentre in fondo speriamo che la mamma possa tornare sui suoi passi e trovare aiuto: “perché tutto questo è accaduto?” E dovrà forse fare un lungo cammino per riuscire a convivere, da una parte con il dolore e la rabbia per l’abbandono, e dall’altra con l’amore e la gratitudine per questa mamma che le ha permesso di nascere e che ha avuto fiducia nell’amore al di là della genetica autorizzandola a voler bene ad altri genitori ai quali lei stessa l’ha affidata.