Solo l’arte ha il potere di far uscire la sofferenza dall’abisso.
Aharon Appelfeld
La scultura Amore e Psiche di Canova parla dell’incontro tra psicoanalisi ed arte, un’attrazione intensa dell’una per l’altra e, allo stesso tempo, parla della necessità di incontro intenso, quello della relazione primaria, perché l’arte avvenga come esperienza psichica.
Freud riconobbe agli artisti la capacità di intuire e indagare l’animo umano e lo psichico: “I poeti sono alleati preziosi, e la loro testimonianza deve essere presa in attenta considerazione, giacché essi sono soliti sapere una quantità di cose fra cielo e terra che la nostra filosofia neppure sospetta. Particolarmente nelle conoscenze dello spirito essi sorpassano di gran lunga noi comuni mortali, poiché attingono a fonti che non sono ancora state aperte dalla scienza” (Freud, 1906). L’arte ha incarnato e incarna i costrutti intangibili della psicoanalisi e ad essa si è rivolta per “portare a termine il travaglio della sua nascita” (Gosso, 2011).
La psicoanalisi, fin dal suo inizio, ha trovato nell’arte un campo di applicazione, volgendosi, all’interpretazione delle opere, ai processi di fruizione, e a quelli più propriamente creativi.
A partire dal debito riconosciuto da Freud ai poeti, ai processi artistici è stato riconosciuto un grande valore per l’evoluzione psichica dell’apparato psichico, per lo studio di tali processi; in vari scritti Freud sottolinea la continuità tra arte e il funzionamento mentale presente, ad esempio nel sogno e gioco e la vicinanza tra il bambino impegnato nel gioco e il poeta che costruisce in fantasia un mondo che gli dà piacere.
Tramite l’arte l’inconscio si esprime, i desideri possono trovare soddisfazione immediata, tramite l’appagamento onnipotente e magico, l’Io può affrancarsi per un momento dalla realtà, ma anche trasformare la spinta pulsionale attraverso dalla sublimazione. Allo stesso tempo, all’interno di una teoria collegata al desiderio, appagato o rimosso, l’arte è anche luogo privilegiato per l’incontro del perturbante, per il ritorno del rimosso attraverso il fantastico.
La possibilità di vivere l’esperienza estetica, all’interno della teoria delle relazioni oggettuali si collega alla prima relazione tra madre e bambino. La scuola kleiniana lega l’espressione artistica al meccanismo di riparazione, da parte del bambino, rispetto alle fantasie distruttive inconsce nei confronti della madre.
Meltzer, in particolare, parlerà di “conflitto estetico” a proposito del rapporto del bambino con il seno materno, sottolineando la difficoltà di tollerarne la bellezza senza attaccarlo invidiosamente.
Nella teoria di Bion, l’elaborazione della forma artistica diviene espressione di meccanismi mentali con cui è possibile dare corpo a ciò che è ancora informe; da questo vertice l’arte è il mezzo attraverso il quale esperienze emozionali profonde possono giungere ad essere simbolizzate. la creatività coincide con uno stato della mente evoluto che rende pensabili e assimilabili i pensieri.
Con Winnicott l’arte diviene parte della scoperta del bambino, di ciò che trova e crea all’interno di un’area di esperienza intermedia tra Sé e la realtà. La genesi dei processi creativi risiede all’interno del rapporto primario, con la madre e l’ambiente (illusione primaria), che potranno permettere di accedere alla creatività del Sé come indice di un buon sviluppo mentale. La creatività è uno stato dell’essere distinto dal fare, dalle produzioni creative.
Nell’atto di creare, in modo paradossale, il bambino amplia la sua esperienza immaginativa, accresce la sua capacità di avere a che fare con la realtà.
Sono le caratteristiche della relazione primaria a porre le premesse per la fruizione estetica e la produzione creativa del bambino e dell’adulto.
La capacità creativa ed estetica umana nasce nell’esperienza primaria madre-bambino, laddove la madre è fonte di sensazioni benefiche, che suscitano nel bambino un’esperienza di buono associabile al bello (Bollas, 1989).
La percezione estetica fa parte di quegli scambi primari che forniscono, da una parte, stimoli sensoriali al bambino, e dall’altro, il sollievo dato dalla capacità materna di far sentire il bambino vivo e compreso profondamente.
La creazione, che si basa sulla relazione con un ambiente sufficientemente adeguato, permetterà al bambino di arrivare a creare sé stesso quando sarà divenuto adolescente, in quanto l’adolescenza è atto di creazione di sé (Gutton, 2008); essa è anche momento in cui ogni forma d’arte fornisce i mattoni per la costruzione dell’adolescente.
La creatività e i processi artistici, pertanto, non possono non interessare lo psicoanalista di bambini e adolescenti, sia perché entrano a fa parte del lavoro terapeutico, ma anche perché il potere trasformativo del transfert si esprime attraverso il “come se” che è tipico del gioco, che nella transizione tra riedizione dei vissuti originari ed esperienza attuale, genera il contatto con il nuovo.
Come analisti infantili lavoriamo con il non verbale, cogliendo l’importanza comunicativa di disegni, immagini e musiche portate dentro la stanza d’analisi; si tratta di canali di espressione che spesso molto prima della parola, forniscono forma a ciò che si muove nel paziente e nella relazione.
Non da ultimo, vorrei sottolineare che le neuroscienze stanno confermando che esiste esiste una forma di elaborazione delle informazioni che prescinde dall’area verbale e che risiede nel cervello destro e che l’arte, soprattutto se praticata, permette di sviluppare.
Mettendoci di fronte a ciò che sta “dietro lo specchio”, per citare Carroll, l’arte ci aiuta a sviluppare la capacità di ascoltare attraverso tutti i sensi.
Questo spazio è dedicato a dare visibilità alle emozioni e ai processi generati dall’arte e attraverso di essa, iniziando a depositare pensieri, come tracce in cerca di una condivisione, perché come asseriva Dostoevskij, “la bellezza salverà il mondo”.
immagine: gruppo scultoreo “Amore e Psiche” di A. Canova