Durante questo tempo della nostra esistenza, così nuovo, spaventoso e diverso, la quotidianità è cambiata e siamo stati costretti, volenti o nolenti, a condividere la vita a stretto contatto con i familiari o a fare i conti con la solitudine e, a volte, la disperazione conseguente.
In molti abbiamo pensato che, in un mondo in cui, precedentemente, la riflessione aveva lasciato il posto all’azione, il pensare era diventato fare ed il valore era calcolato solo in termini economici, questa pandemia avrebbe creato la possibilità di un cambiamento.
Tutto ciò poteva costituire un’occasione e, quando le nostre porte si fossero riaperte, ci saremmo resi consapevoli del valore delle cose e delle persone, non solo legato alla capacità produttiva e non monetizzato. Molti di noi hanno pensato che, nel futuro, si sarebbe potuto vivere più intensamente il rapporto con gli altri, occupandoci meno del “fare”, ed avremmo potuto insegnare ai nostri figli valori fondamentali, dando risalto ad aspetti dell’esistenza che erano stati, negli ultimi anni, messi da parte. Insomma, avremmo potuto un pò rallentare e guardare con occhi nuovi la meraviglia che, spesso, ci si presenta allo sguardo, oscurata dalla mancanza di tempo oppure dalla fretta.
Abbiamo, inoltre, scoperto o riscoperto, il senso dello stare a casa ed il valore che la casa riveste per ognuno di noi. La casa è stata il rifugio durante questi mesi in cui l’esterno poteva essere un luogo di pericolo. La casa, in cui siamo stati costretti, che ci ha protetto ma anche rinchiuso, è ridiventata significativamente centrale nelle nostre vite, vite che ci conducono ormai sempre più in luoghi altri.
A seguito di queste considerazioni si è imposta all’attenzione una pubblicità che si è vista sulle nostre reti televisive. Le immagini ci raccontano di un bambino che, faticosamente, non si comprende se con l’aiuto di un adulto, si procura una grossa scatola di cartone e poi con cura e dedizione la trasforma in una casetta dipinta che mette nella sua stanza. L’opera compiuta viene mostrata orgogliosamente ai genitori e la mamma, dopo essersi complimentata affermando che la casa “è bellissima!“ , guardando il bambino aggiunge “chissà quanto vale!“.
A questa affermazione un sussulto.
Il messaggio, inizialmente volutamente ambiguo, perde l’ambiguità dato che appare subito evidente che si sta parlando di compravendita di immobili.
Qual è il senso del messaggio allora? Quale realtà, quali significati, quale tipo di rapporti e relazioni, quale contenuto sotterraneo viene proposto?
È evidente che il pubblicitario fa il suo mestiere e, dato che la pubblicità è lo specchio dei tempi, ancora, di questi tempi, una casa dei giochi, creata da un bambino, può essere utilizzata per sottolineare un valore economico, ed anzi, utilizzata per indicare un valore strettamente monetario.
E, perciò, scompare la possibilità di guardare al mondo con occhi nuovi, o con gli occhi di un bambino, scompare il senso della casa, luogo protetto e familiare, scompare il significato di quel gesto e di quella creazione.
La casetta di cartone, che può essere un castello incantato, un rifugio nei momenti di tristezza, un luogo dove nascondere oggetti preziosi, come un sasso luccicante o una conchiglia oppure ancora un pupazzo o un supereroe, il luogo dove accogliere l’amico del cuore oppure dove giocare con i genitori o con i fratelli, diventa la casa da vendere o acquistare. E quindi un oggetto al quale va attribuito un valore intrinseco e non un valore soggettivo e simbolico.
Purtroppo.
E dispiace rendersi conto che, nonostante tutto, alcuni aspetti della nostra vita sociale, della nostra cultura, del nostro attuale mondo economico, continua a farci perdere di vista ciò che è più importante, come ad esempio la ricchezza della creatività, del gioco, della fantasia. Nel bambino come, direi, nell’adulto.
La conseguenza di tutto questo appare, quindi, evidente. Non si trasmette più nemmeno il messaggio, e, forse, non si comprende più, che il valore di una casetta di cartone costruita da un bambino è un valore inestimabile. Ed anche che la capacità creativa di un bambino ha un valore inestimabile. Ci si può chiedere in quale mondo viene a crescere un bambino se scompare quell’area di illusione che lo congiunge alla madre, nello spazio potenziale tra i due, e che gli permette di trovare/creare un oggetto che è contemporaneamente parte della realtà esterna ma anche della sua vita interna. La capacità di giocare e creare è alla base della costruzione del sé adulto, come sappiamo, ed il bambino ha bisogno di poter sperimentare, con il supporto di chi ha cura di lui, nell’area intermedia tra se stesso ed il mondo.
Ed il mondo, grazie a questo, assumerà contorni vitali e potrà essere usato, sempre creativamente, dal bambino. Ed il vivere creativo sarà possibile nella vita adulta, nel gioco come nell’arte e nella cultura. Per questo la casetta di cartone, oggetto contemporaneamente interno ed esterno, luogo vissuto e creato dal bambino, deve mantenere quella configurazione di oggetto che è parte di lui stesso e del mondo, per consentire la possibilità dello sviluppo armonico del vero sé.
Mi piace!
Molto bello!!! Grazie
Profonda riflessione
Riflessione assolutamente condivisibile! Grazie