Capolavori salvati dalla guerra. 1937/1947
Scuderie del Quirinale, Roma- 16/12/2022-10/4/2023
Recensione di Liliana Cocumelli
Imperdibile la mostra nella Capitale allestita presso le Scuderie del Quirinale sul patrimonio artistico-culturale salvato in tutta Italia dalle barbarie della Seconda Guerra Mondiale. C’è solo una parola per descriverla: commovente.
Commovente è questo meraviglioso viaggio all’indietro, seppur al contempo pericolosamente attuale, che svela l’enorme pericolo di distruzione che durante l’ultimo conflitto ha corso non solo l’intero patrimonio artistico-culturale dell’Italia ma soprattutto quegli eroici Italiani, e anche stranieri, che si sono adoperati per metterlo ini salvo. Ad ogni costo, tutti assieme, intellettuali e operosi Monuments Men hanno eroicamente organizzato una vera messa in salvo dei tesori artistici italiani: dipinti preziosi dal Trecento all’epoca contemporanea, ma anche vessilli bizantini, ceramiche, sculture e libri.
Immaginiamo una madre amorevole che prima di un trasloco incarta con cura calma e paziente le delicate vettovaglie di famiglia; e lava e stira e ripiega i vestitini dei suoi bimbi per riporli al sicuro in una solida valigia atta a custodirli fino a destinazione. E poi immaginiamo invece sotto un cielo di bombe o sotto la minaccia delle perquisizioni naziste, uomini e donne, funzionari pubblici, soprintendenti alle Gallerie d’arte, addetti ai musei che per coscienza e coscienziosità iniziano in fretta e furia e nascostamente a inscatolare ceramiche preziose per portarle al sicuro, rischiando la vita.
Alcuni hanno nascosto dipinti preziosi anche nelle loro camere da letto, altri hanno viaggiato di notte a fari spenti per portare al sicuro nascoste nella loro Topolino in lontani depositi segreti opere di inestimabile valore. E’ a loro che il visitatore di questa mostra va a dire grazie. E’ così che ora possiamo ancora ammirare la Danae di Tiziano e sentirla ancora più “nostra” di prima, italiana più che mai. E’ grazie all’operosità di innumerevoli individui che hanno avuto a cuore di proteggere anche a costo di perdere la vita il lascito dei nostri più celebri Geni creativi. In questa vibrante mostra tra un Salvatur Mundi e un Discobolo, tra un Tintoretto e un Signorelli, lo sguardo del visitatore moderno potrà ancora oggi ammirare il manoscritto dei Sonetti del Petrarca, un saggio di Newton, gli spartiti di Rossini, il Cerbiatto della Villa dei Papiri di Ercolano. E un’intera sala non poteva non essere dedicata anche alle opere della Comunità Ebraica. Il tutto sapientemente condito dai documentari dell’Archivio storico LUCE di Cinecittà con cui immergersi ancora di più nello spirito patriottico dell’epoca, con cui adoperandosi a tutela dell’arte si è tramandato il valore identitario. Solo questa impresa poteva ricucire di continuità la storia italiana dopo lo strappo della Seconda Guerra Mondiale.
E’ superfluo aggiungere che ad ogni passo tra le sale della mostra è assai probabile essere attraversati da un malinconico pensiero associativo all’attuale conflitto in Ucraina.
Ci fa interrogare, questa visita artistica, sul perché mai debba essere così importante per l’individuo e il suo benessere, immortalare, preservare e tramandare il Bello di cui un oggetto artistico è depositario.
C’è bisogno della psicoanalisi per traghettarci a questa sponda esplicativa. In particolare mi viene in aiuto lo scritto “Politica della Bellezza” di James Hillmann, uno psicoanalista che nel lontano 1976 proponeva una psicologia del profondo dell’estroversione. Ne cito alcuni passi: “Il profondo anziché concepirlo soltanto come interno al soggetto può essere trovato anche nell’oggetto, nelle immagini che il mondo ci offre. Anche queste sono facce da leggere come manifestazioni dell’animo”. Hillmann J. tentò la svolta di una psicoanalisi in direzione del profondo “là fuori”.
Influenzato anche dal suo trasferimento dall’Europa al Texas, egli sentì crescere sempre più forte la convinzione che le relazioni fra politica, bello e brutto, erano negli occhi di tutti, anzi nella mente di tutti. Cercò di promuovere una psicologia del profondo e anche la pratica clinica stessa sull’idea neoplatonica rinascimentale dell’Anima Mundi: “Se l’anima, come dice Plotino, è sempre un’Afrodite, allora essa ha sempre a che fare con la Bellezza, e le nostre risposte estetiche sono la prova dell’attiva partecipazione dell’anima al mondo… Se noi cittadini non facciamo caso all’assalto del brutto, restiamo psichicamente ottusi…”.
In breve questo autore, poco ricordato, ci invita a consapevolizzare quanto il nostro benessere o malessere psichico sia anche fortemente determinato dalla repressione delle nostre risposte estetiche a ciò che ci circonda.
Spesso anche nelle psicoterapie questo aspetto delle condizioni estetiche in cui vive l’individuo è poco considerato come co-fattore eziologico della sua sofferenza. Invece, in linea con Hillmann, persino la depressione e/o l’aggressività umana possono derivare dalle inumane violenze che il proprio istinto estetico subisce quando viene talmente an-estetizzato da cadere in un pericoloso ottundimento psichico: a quel punto non è più in grado di fare alcun caso all’assalto del brutto e ai suoi effetti.
Questa mostra ci avvicina al sentire la realtà dell’Anima Mundi, ci aiuta a non “an-estetizzarci” di fronte alla sofferenza dell’anima del mondo, dei suoi monumenti o palazzi, delle sue strutture, per tonare a una “cosmopologia”, insiste Hillmann, che dia il primo posto alla bellezza.
Infine, non si può non associare tutti questi temi a qualsiasi opera creativa, ma ci tengo a ricordarne una, quella del pittore lettone ebreo Mark Rothko, morto suicida nel 1970. E’ difficile non piangere di fronte a una sua tela dei Color Field Paintings. Ed era quello il suo desiderio, coinvolgere emotivamente a tal punto l’osservatore, da fargli sentire la sua stessa esperienza: “Dipingo grandi quadri”, ebbe a dire, “perché voglio creare uno stato di intimità. Un quadro grande è un atto immediato: ti prende dentro di sé”.
La mostra “Arte Liberata” rimarca questa consapevolezza: Afrodite riveste l’anima umana che risuona con tutto ciò che di bello è presente in ogni ambiente di vita e di crescita. E non averne cura sarebbe un maltrattamento alla psiche di ogni individuo.
Bibliografia: Hillmann James, Politica della Bellezza (1999). Moretti & Vitali, Bergamo
In copertina: Discobolo Lancellotti II d.c. Roma Museo Nazionale Romano – Palazzo Massimo alle Terme
Simone Cantarini, Angelo Custode, 1634-1637, Urbino, Galleria Nazionale delle Marche
Giovanni Santi, Tabiolo e l’arcangelo, 1490-1500, Urbino, Galleria Nazionale delle Marche
Andrea Briosco detto il Riccio, Madonna in trono fine del XVI secolo Terracotta con tracce di policromia, Venezia Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro